User:A.zarcone

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My name is Alessandra Zarcone. I am a MA student in Linguistics at University of Pisa (Italy) and a student at Scuola Normale Superiore in Pisa.


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Definizione

Il termine generico "dipendenze a distanza" (unbounded distance constructions, long-distance dependencies) è spesso usato in letteratura per racchiudere diversi fenomeni:

  • topicalizzazioni:
    • [Nel cassetto]i, ti ho detto che l'ho messo i.
    • [Someone like Mary]i, I wouldn't ask ___i anything.
  • frasi relative:
    • Biagio mi ha restituito il libro chei gli avevo prestato __i.
    • Biagio mi ha portato il libro chei aveva promesso di prestarmi __i.
    • Mary read the book thati John had lent __i her
  • wh-questions:
    • [Che libro]i hai comprato __i ieri?
    • [Che libro]i ha detto Diego che Gabriella ha comprato __i ieri?
    • [Which book]i did Mary buy __i yesterday?
    • John asked [which book]i Mary bought __i yesterday.
  • scissioni:
    • È stato Andreai, che Biagio ha rimproverato __i.
    • It was John whoi Mary asked __i something

Tutti i fenomeni elencati comportano la dislocazione di un costituente (a volte chiamato filler, riempimento), che non si trova più in situ ma in un'altra posizione (a volte chiamata gap, o trace, traccia). Fenomeni di questo tipo sono quindi un problema nell'analisi sintattica delle lingue a ordine fisso, in cui si deve tener conto di cambiamenti nell'ordine dei costituenti, e in particolare sono problematici per quei formalismi fortemente basati sull'ordine lineare, come la Phrase Structure Grammar. Sono invece più elastici da questo punto di vista altri modelli, come la Dependency Grammar.

Un formalismo che descriva questi fenomeni deve quindi rendere conto di alcune cose:

  1. la posizione del costituente non in situ;
  2. la relazione di dipendenza tra il costituente non in situ e il suo posizionamento "non marcato";
  3. il fatto che queste relazioni non abbiano restrizioni sulla distanza tra il costituente non in situ e il suo posizionamento "non marcato" (se non ovvie restrizioni legate a risorse fisiche della memoria del parlante).

Altri tipi di dipendenze a distanza

Esistono altri fenomeni che a volte sono compresi nella famiglia delle dipendenze a distanza, a volte considerati una "classe minore" (weak unbounded dependencies contro strong unbounded dependencies):

  • tough-constructions
    • Leonardoi è sempre stato molto difficile da convincere __i.
    • Maryi is tough to fooli.
  • estrazione del soggetto:
    • [Chi]i __i deve ancora arrivare?
    • [Who]i __i is still to come?
  • estrazione del modificatore:
    • [Per quanto tempo]i Vincenzo corre nel parco ogni mattina __i?
    • [For how many years]i, had Mary thought that John had loved her __i, before she found out that he was cheating on her?
  • riempimenti parassitari:
    • [Which president]i did articles about __i call __i a racist? (ma: * Whoi were articles about __i very revealing?)

Le dipendenze a distanza in un approccio trasformazionale

Nella teoria Generativo-Trasformazionale (Chomsky 1965) le dipendenze a distanza venivano spiegate con il movimento di un costituente dalla sua posizione standard nella frase non marcata: esisterebbe una struttura profonda ("deep structure" o "d-structure") in cui il costituente si trova in situ, e un processo di movimento genererebbe una struttura superficiale ("surface structure" o "s-structure") in cui il costituente non è più in quella posizione. Per tenere conto di questi fenomeni si postulavano operazioni di "cancellazione" e di "riscrittura". Erano tuttavia necessari maggiori vincoli sul tipo di operazioni effettuabili, perché la grammatica rischiava di ipergenerare. La teoria del Binding (Chomsky 1981) assumeva a livello di struttura superficiale l'esistenza di una traccia, fonologicamnete vuota, co-indicizzata con il costituente estratto.

L'assunzione di una traccia, e di un meccanismo di associazione tra la traccia e l'elemento estratto dovrebbero trovare prova psicolinguistica. Inoltre, assumere l'esistenza di processi di movimento richiederebbe però una distinzione tra classi di frasi senza movimento (e quindi di più rapida e facile elaborazione) e classi di frasi con movimento (e quindi di più complessa e lenta elaborazione). Traccia e componente trasformazionale sono quindi stati spesso bersaglio di critiche da parte di altre correnti teoriche, che hanno proposto modelli di estrazione e dipendenze a distanza differenti.

Modelli non trasformazionali delle dipendenze a distanza

Le prime ricerche psicolinguistiche volte a dimostrare l'esistenza di meccanismi analoghi alle trasformazioni sintattiche nella comprensione di frasi da parte di parlanti (operazioni di "detrasformazione", o trasformazione inversa) non hanno avuto un buon esito (Fodor 1978). Frasi per cui si postulava un numero di operazioni di trasformazione maggiore non si rivelavano analogamente più complesse da interpretare di altre più vicine a una "struttura profonda". Piuttosto, sembra che in comprensione i parlanti interpretino incrementalmente almeno alcune parti di ciò che sentono senza aspettare ulteriori input.

In una frase con tre possibili gap ('gap' è in un certo senso il correlato teorico della traccia in modelli psicolinguistici) come in <glref name="f1" /> è necessario collegare il primo costituente all'ultimo dei tre possibili gap:

<glcnt name="f1" /> [What]i do you want (Δ) Mary to sing (Δ) to the baby about Δi?

Un modello della comprensione delle dipendenze a distanza che assuma l'esistenza di gap deve tener conto del problema dell'associazione del costituente "spostato" con una posizione nella frase (identificazione del gap o gap-filling process, Fodor 1978). Anche in un modello "detrasformazionale" questo problema deve essere risolto, perché è comunque indispensabile collegare il costituente a una posizione nella struttura profonda, prima di riportarlo a quella posizione.

Altre teorie come la Word Grammar di Hudson (1984) non richiedono invece la postulazione di tracce o gap, ma stabiliscono una relazione di dipendenza tra l'elemento "estratto" e il costituente che lo sottocategorizza. L'esempio in <glref name="f1" /> verrebbe quindi rappresentato in modo diverso:

<glcnt name="f1" /> [What]i do you want(i) Mary to sing(i) to the baby abouti?

Notare che questa volta sono coindicizzati non più il costituente estratto e la traccia ma il costituente e i diversi elementi di cui può essere argomento.

Le dipendenze a distanza in psicolinguistica

A favore delle categorie vuote: l'effetto gap-filler

Swinney et al. (1988), Crain e Fodor (1985) e Stowe (1986) riportano fenomeni interpretabili come effetti gap-filler. Swinney et al. registrano un effetto di prime di parole associate al costituente estratto dopo la posizione del presunto gap ma non prima (gap-filler effect). Ad esempio:

<glcnt name="f3" /> The policeman saw the boy that the crowd at the party accused of the crime

In <glref name="f3" /> gli associati di boy sarebbero attivati dopo accused ma non prima. Stowe (1986) mette a confronto coppie di frasi come <glref name="f4" /> e <glref name="f5" />:

<glcnt name="f4" /> My brother wanted to know if Ruth will bring us home to Mum at Christmas <glcnt name="f5" /> My brother wanted to know who Ruth will bring us home to at Christmas

I tempi di lettura di us sono più lunghi in <glref name="f4" />, perché bring verrebbe associato a un gap, ma questa prima analisi verrebbe poi smentita da us, che farebbe scattare un meccanismo di reanalisi. Tuttavia, come notano Pickering e Barry (1991), esempi di questo tipo sono costruiti in modo tale che il presunto gap seguirebbe il verbo, quindi tali dati non decidono necessariamente in favore dell'esistenza di categorie vuote, ma possono anche essere spiegati da meccanismi di dipendenza come in <glref name="f2" />.

Analisi che rigettano l'uso di categorie vuote

Le dipendenze a distanza nella Phrase Structure Grammar di Gazdar

Gazdar (1981) propone di eliminare la componente trasformazionale della Grammatica Generativa, assumendo che una PSG ([Phrase Structure Grammar]), con l'aggiunta di alcuni simboli complessi possa rendere conto di fenomeni come le dipendenze a distanza.

I nuovi simboli sono del tipo S/S, S/NP, NP/NP e NP/S. La notazione è così spiegata: un nodo A/B governerà un nodo di tipo A, che a sua volta governerà un sottoalbero contenente un "buco" (hole, traccia) di tipo B.

A queste nuove categorie si aggiunge un insieme di regole derivate dalle regole base. Ad esempio, da regole del tipo

S -> NP VP Q -> NP VP

derivano regole del tipo

S/NP -> NP VP/NP Q -> NP S/NP

VP/NP potrà ad esempio rendere conto di un sintagma come "hai comprato __i" in "[Che libro]i hai comprato __i?"

Alle regole derivate, si aggiungono regole di collegamento per rendere conto della dipendenza tra il "buco" e l'elemento dislocato.

Le dipendenze a distanza nella Head Driven Phrase Structure Grammar

Riferimenti bibliografici

  • Chomsky, Noam. 1965. Aspects of the theory of syntax. Cambridge, Mass.: MIT Press.
  • Chomsky, Noam. 1981. Lectures on Government and Binding. Dordrecht: Foris.
  • Crain, S., Fodor, J.D. 1985. How can grammars help parsers?. In: D.R. Dowty, L. Karttunen, A.M.Zwicky (Eds.), Natural Language parsing: Psychological, computational and theoretical perspectives. Cambridge: Cambridge University Press.
  • Fodor, Janet Dean, 1978. Parsing strategies and constraints on transformations. In: Linguistic Inquiry, 8, 427-473.
  • Gazdar, Gerald. 1981. Unbounded Dependencies and Coordinate Structure. In: Linguistic Inquiry, 12, 155-184.
  • Lasnik, Howard & Saito, Mamoru. 1992. Move alpha: Conditions on Its Application and Output. Cambridge, Mass.: MIT Press.
  • Pickering, Martin & Barry, Guy. 1991. Sentence processing without empty categories. In: Language and Cognitive Processes, 6, 229-259.
  • Pollard, C., Sag, Ivan A. 1994. Head-Driven Phrase Structure Grammar.
  • Stowe, L.A. 1986. Parsing WH-constructions: Evidence for on-line gap location. In: Language and Cognitive Processes, 1, 227-245.
  • Swinney, D., Ford, M., Frauenfelder, U., Bresnan, J. 1988, On the temporal course of gap-filling and antecedent assignment during sentence comprehension. In: B. Grosz, R. Kaplan, M. Macken, I. Sag (Eds.), Language structure and processing, Stanford. Calif.: CSLI.
  • Sag, Ivan A. 1997. English relative clause constructions. In: Journal of Linguistics, 33, 431-483.